Dalle prime avvisaglie all'epidemia

Un'epidemia di peste si sviluppa in Italia nel 1458, coinvolgendo anche la Liguria. Le prime avvisaglie vengono riferite al governo genovese già nel corso dell’anno precedente. Il 16 febbraio 1457 il doge Pietro Fregoso e il Consiglio degli Anziani, informati del fatto che in Val Borbera e in altre località inizia a serpeggiare la peste, nominano Ufficiali di Sanità Filippo Cigala, Acelino Lercari, Domenico de Franchi Luxardo e Nicola Ratono, attribuendo loro la consueta autorità e il privilegio di non poter essere costretti ad altro incarico, in modo da potersi occupare con maggiore assiduità al compito loro assegnato. Il 21 febbraio assegnano loro un budget di 50 lire, di cui dovranno rendere ragione.



1457, febbraio 16, Genova
Il doge e gli Anziani di Genova nominano i quattro componenti dell’Ufficio di Sanità a seguito dell’arrivo di notizie su una pestilenza in Val Borbera.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum, 560, c. 11v.

Era competenza degli Ufficiali di Sanità informare la popolazione delle precauzioni da adottare per evitare la diffusione a Genova di epidemie sviluppatesi in località confinanti. La comunicazione in città veniva fatta per mezzo di proclami che comminavano ai trasgressori le pene più severe


peste081487, marzo 18, Genova
Il cardinale Paolo Campofregoso, doge di Genova, e l’Ufficio di Sanità diffondono attraverso proclama l’ordine a chiunque provenga da Serravalle e dall’Oltregiogo di non entrare nel distretto di Genova, sotto pena della distruzione delle loro case e di qualsiasi altra sanzione ad arbitrio del governo e dell’incaricato Adriano de Pozolo.
AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum Communis Ianue, 3064, n. 82.
Venivano assunti a spese dello Stato medici e seppellitori.

1469 settembre 11, Genova
Il governatore milanese e gli Anziani di Genova incaricano l’Ufficio di Sanità di rendere giustizia al barberius Luigi de Domo Subtan e a Colardo Graffigna, Francesco, Lorenzo Carrubeo e Agostino de Cumis, assunti nel 1467 rispettivamente come medico e seppellitori in occasione dell’epidemia di peste, che non hanno mai ricevuto il pagamento delle loro spettanze né il rimborso per le spese sostenute da Luigi per l’acquisto delle medicine e del necessario per i malati.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum Communis Ianue, 3051, s.n.


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Immagine di pubblico dominio tratta dalla copia digitale disponibile in Internet Archive di Eugen Holländer, Die Karikatur und Satire in der Medizin: Medico-Kunsthistorische Studie von Professor Dr. Eugen Holländer, Stuttgart, Ferdinand Enke, 1921, fig. 79, p. 171.
Non sappiamo quali precauzioni venissero adottate dai medici nel XV secolo ma conosciamo grazie alle incisioni dell’epoca lo strano abito che i medici indossavano nel Seicento in caso di pestilenza: un coprivestito – forse di tela cerata –, guanti e cappello, in modo da non lasciare scoperta nessuna parte dell’epidermide, e una maschera con un vistoso becco nel quale venivano collocati erbe profumate e diversi tipi di essenze. Il paziente non veniva avvicinato direttamente ma si utilizzava un bastone, probabilmente anche per scostare gli abiti e scoprire le tracce della malattia.
Il 2 agosto 1457, di fronte al fatto che il sospetto di una pestilenza si fa più pressante, il doge e gli Anziani assegnano all’Ufficio di Sanità la somma di 50 lire per il nolo di una seconda imbarcazione, in aggiunta a quella già a loro disposizione, e uno stipendio di 25 lire per un cavaliere con quattro armati. Il provvedimento, della durata di un solo mese, potrebbe essere stato motivato dall’intento di effettuare sul territorio i controlli necessari per la verifica dell’eventuale diffusione della malattia.



1457, agosto 2, Genova
Il doge e gli Anziani di Genova attribuiscono all’Ufficio di Sanità nuove risorse per il nolo di una imbarcazione e lo stipendio di alcuni armati.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum, 560, c. 52r.
Non vengono però presi provvedimenti specifici o precauzioni limitative della normale vita della città, che attraversa uno dei suoi periodi più difficili: ai continui atti di ribellione dei fuorusciti Fieschi e Adorno si accompagnano le azioni sempre più minacciose di Alfonso d’Aragona, la cui flotta pone l’assedio contro la città. Il 2 gennaio 1458 il doge e gli Anziani, “considerando che sia più sicuro che la città non manchi di una magistratura che si prenda cura della conservazione della salute” nominano un nuovo Ufficio di Sanità composto da Gabriele Spinola fu Gaspare, Bartolomeo Italiano, Giovanni Re Clavarino e Andrea de Leone. Il 15 febbraio, udita la relazione degli Ufficiali di sanità, che riferiscono dei sospetti di peste e richiedono provvedimenti, assegnano loro la somma di 50 lire, da spendere nel modo che riterranno più opportuno e di cui dovranno rendere conto. L’entità del budget assegnato all’Ufficio rende evidente come il problema della salute pubblica sia ancora sottovalutato: 50 lire è la somma spesa solo quattro giorni prima, a Savignone, dal mercante Giovanni Piccamiglio per il pranzo e la cena che accompagnano le nozze della figlia Violantina con Tommaso da Savignone.



1458, febbraio 15, Genova
Il doge e gli Anziani di Genova attribuiscono all’Ufficio di Sanità la facoltà di spendere fino a 50 lire del bilancio pubblico.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum, 560, c. 110r.
I provvedimenti successivi evidenziano che la situazione sta diventando rapidamente drammatica. Il 1° marzo gli ufficiali di Sanità vengono autorizzati a spendere 31 lire e 5 soldi per provvedere di cibo i frati domenicani, che per sospetto di peste sono tenuti chiusi nel loro convento con il divieto di uscirne. Per quanto anche la chiesa di Santa Maria di Castello fosse stata affidata ai domenicani riformati nel 1447, il provvedimento sembra riguardare il convento di San Domenico, l’imponente costruzione che sarà abbattuta nel XIX secolo per fare spazio al Teatro Carlo Felice.



1458, marzo 1, Genova
Il doge e gli Anziani di Genova autorizzano l’Ufficio di Sanità a spendere 31 lire e 5 soldi per rifornire di viveri i frati domenicani, chiusi nel loro convento per sospetto di peste.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum, 560, c. 115r.

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Immagine di dominio pubblico: F. Bernhard Werner Silesius, Piazza S. Domenico con la chiesa ed il convento, acquaforte della prima metà del sec. XVIII; tratto da W. Piastra, Storia della chiesa e del convento di San Domenico  in Genova, Genova, Tolozzi, 1970, tavola V.
Il 22 marzo, su richiesta dell’Ufficio di Sanità, vengono convocati dinanzi al doge e agli Anziani l’Ufficio di Moneta e circa quaranta cittadini, che ascoltano il rapporto sulla situazione sanitaria e le proposte di possibili rimedi. Si votano, quasi all’unanimità, alcuni provvedimenti:
  1. si attribuiscono agli ufficiali di Sanità l’arbitrio e l’autorità di chiudere – qualora ne ravvisino la necessità – tribunali, scuole, predicazioni e ogni forma di assembramento di persone;
  2. si permette loro di scegliere quattro coadiutori che possano prestare consiglio e aiuto;
  3. si attribuisce loro nei registri dell’Ufficio di Moneta un credito di 1000 lire, che sarà aggiunto alle spese del bilancio ordinario che dovrà andare in discussione entro pochi giorni.



1458, marzo 22, Genova
Il doge e gli Anziani di Genova, insieme con l’Ufficio di Moneta e una rappresentanza di quaranta cittadini, attribuiscono all’Ufficio di Sanità nuovi poteri decisionali e un credito di 1000 lire.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum, 560, c. 125r.
Il 24 marzo il doge e gli Anziani danno ordine all’Ufficio di Moneta di pagare all’Ufficio di Sanità, che dovrà rendere ragione delle spese, le 1000 lire già deliberate, precisando però che non è necessario effettuare il pagamento in un’unica soluzione, bensì poco a poco e giorno per giorno (paulatim et dietim), secondo le esigenze. Il 6 aprile, richiamando il provvedimento con il quale si è attribuita agli ufficiali di Sanità la potestà di proibire ogni forma di aggregazione, il doge e gli Anziani ne estendono ulteriormente l’autorità al carcere dei debitori insolventi, la Malapaga. Due giorni più tardi, a seguito del parere espresso dall’Ufficio di Sanità, il governo apre di fatto le porte della Malapaga, concedendo a tutti i carcerati la proroga della grazia fino a nuovo ordine, e di conseguenza la possibilità di ritornare alla propria casa. Si proclama quindi la chiusura dei tribunali (suspensio curiarum), con sospensione generalissima di tutte le cause, giudiziarie o affidate ad arbitrato, pendenti dinanzi a qualsiasi autorità giudicante, secolare come ecclesiastica.



1458
, aprile 8, Genova
Il doge e gli Anziani di Genova, secondo il parere espresso dall’Ufficio di Sanità, proclamano la sospensione delle cause e la proroga della grazia concessa ai detenuti del carcere della Malapaga.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum, 560, c. 130r.
Il momento è dei peggiori: quasi tutti gli uomini di legge (causidici) e un gran numero di cittadini hanno già lasciato la città, muovendosi per via di terra, a causa dell’assedio da parte delle navi aragonesi. Il 10 maggio il governo dello Stato genovese, ceduto da Pietro Fregoso al re di Francia, passa ufficialmente nelle mani del luogotenente regio, Giovanni d’Angiò, duca di Calabria. E’ l’ultima annotazione sul registro del cancelliere Iacopo Bracelli, che abbandona la città per rifugiarsi a Rapallo. Il 27 giugno l’inattesa e improvvisa morte di Alfonso d’Aragona pone fine all’assedio di Genova. La fuga dei maggiorenti, che hanno lasciato la città per rifugiarsi nelle residenze di campagna, ha però ormai diffuso la peste nelle diverse località del Dominio.
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