1104 diploma di Baldovino

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Baldovino, re di Giudea e difensore del Santo Sepolcro, dona alla chiesa di San Lorenzo di Genova una piazza in Gerusalemme e Giaffa, la terza parte di Arsuf, Cesarea, Acri e del territorio circostante, compreso un terzo dei redditi portuali di Acri, oltre a 300 bisanti annui. Promette di comprendere nella donazione le città e terre che acquisterà con l’aiuto genovese, concedendo infine vari privilegi e immunità fiscali, estensibili anche agli abitanti di Savona, Noli e Albenga e alla casata di Gandolfo Pisano

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Documento membranaceo, XII secolo, mm 250 x 150. AS Ge, Archivio Segreto, 2720, n. 5. Bibliografia: Liber Iurium I, 1854, n. 8; Codice diplomatico 1936-1942, I, n. 15; Mayer-Favreau 1976, pp. 22-39; Kedar 1986; I Libri Iurium 1992-2002, I/1, n. 61; Rovere 1996, pp. 95-133; Tutti i genovesi 2015, pp. 48-49; Genova. Tesori 2016, pp. 66-68.

Fratello di Goffredo di Buglione, che aveva governato Gerusalemme con il titolo di "Difensore (Advocatus) del Santo Sepolcro", Baldovino gli succede con il titolo di re grazie anche all’appoggio dei genovesi, per merito dei quali estende il suo dominio sulle città di Arsuf, Cesarea e Acri. La menzione di Gandolfo Pisano, figlio di Fiopia, tra i beneficiari dei privilegi concessi ai genovesi sembra avvalorare la notizia della presenza di navi pisane all’impresa di Cesarea, riferita dal cronista Alberto di Aix. Tra le città che Baldovino si propone di conquistare con l’aiuto dei genovesi è menzionata Babilonia, cioè Il Cairo, segno dell’intenzione del sovrano di estendere il suo potere su parte dell’Egitto. Come in altri documenti dell’epoca, la chiesa di San Lorenzo è indicata come destinataria di privilegi e immunità che andranno a beneficiare tutti gli abitanti di Genova: forse un residuo delle tradizioni feudali, in un periodo nel quale il Comune non si è ancora affermato come un’istituzione universalmente riconosciuta. Il privilegio originale non si è conservato; il documento esposto è una copia del XII secolo eseguita a Tiro, come indicato da una nota dorsale, e autenticata con l’apposizione di un sigillo pendente, ormai scomparso.

G.O.