1195 Acri

1195, settembre, Acri
Enrico de Troyes, conte palatino, signore di Tiro e di Acri, riconfermati diritti e concessioni goduti dai genovesi nelle due città, concede al Comune di Genova in Acri libertà di commercio e la ruga di San Lorenzo, con possibilità di edificarvi una torre, a Tiro la licenza di costruire una chiesa dedicata a San Lorenzo.

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Documento membranaceo, mm 300 x 400. AS Ge, Archivio Segreto, 2721, n. 47. Bibliografia: Liber Iurium I, 1854, n. 410; Codice diplomatico 1936-1942, III, n. 40; I Libri Iurium 1992-2002, I/2, n. 336; Genova. Tesori 2016, pp. 68-69.

Conte di Champagne, signore di Tiro e Acri e – grazie al matrimonio con Isabella di Lusignano – re di Gerusalemme, Enrico di Troyes ricorda nel suo privilegio i meriti dei genovesi nella difesa della Terrasanta e in particolare di Acri, città per la quale hanno combattuto per mare e per terra, con macchine da guerra, cavalieri e fanti, balestrieri e arceri. La concessione di ulteriori diritti sembra però motivata da un più recente intervento armato dei genovesi, rappresentati dinanzi al sovrano da Gafforio, citato nel documento per ben sei volte come amirato victoriosi stolii Ianuensium. Oltre alla conferma del diritto alla propria giurisdizione, i genovesi ottengono l’ampliamento dei loro quartieri: ad Acri, con una strada (ruga) e la possibilità di costruirvi una torre; a Tiro, con la licenza di costuire una chiesa da intitolare – come la cattedrale di Genova – a San Lorenzo. In base al privilegio concesso nel 1190 da Corrado di Monferrato e confermato da Enrico di Troyes, il quartiere genovese a Tiro comprendeva anche tre giardini, un mulino, bagni per uomini e donne, due casali, un forno, un macello, diverse case e una piazza. Nel 1249 i possedimenti di pertinenza del Comune di Genova ad Acri comprendono la piazza sulla quale si affaccia la chiesa di San Lorenzo, almeno due strade (una delle quali porticata), tre torri, sette palazzi pubblici, un forno, un giardino, diversi magazzini e botteghe, banchi e volte, una decina di case di proprietà pubblica ed altre 49 private costruite su suolo pubblico.

G.O.