1249 Acri

1249, luglio 14, Acri
Inventario dei beni immobili e delle relative rendite spettanti al Comune di Genova nella città di Acri e nel suo entroterra redatto per volere di Guglielmo di Bulgaro e Simone Malocello, consoli dei genovesi in Siria.

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Documento membranaceo, mm. 382 x 600. AS Ge, Archivio Segreto, 2723, n. 65. Bibliografia: Desimoni 1884, pp. 215-221; Basso 2011, pp. 91-93; Mercanti 2013, pp. 100-101; Genova nel Medioevo 2016, pp. 142, 194-195.

L’insediamento dei genovesi ad Acri ha inizio all’indomani della conquista latina del litorale siro-palestinese. La cittadina diviene presto un forte polo d’attrazione per il commercio internazionale, funzione accresciuta dal suo nuovo ruolo di capitale del Regno latino, acquisito a seguito dell’occupazione di Gerusalemme da parte del Saladino alla fine del XII secolo. L’inventario dei beni immobili di Acri del 14 luglio 1249, redatto per volere dei consoli genovesi in Siria, fornisce un’idea abbastanza chiara degli edifici che componevano il quartiere genovese. Il documento consta di otto liste: la prima enumera i redditi derivanti dagli edifici comunali affittati per passagium, ossia limitatamente alla stagione alta del commercio, nel corso del 1249; la seconda quelli ricavati dagli edifici affittati per tutto l’anno; la terza gli edifici affittati per passagium sotto il consolato precedente; la quarta quelli affittati per tutto l’anno sotto il medesimo consolato; la quinta i redditi ricavati dagli immobili esterni alla città; la sesta quelli ricavati dalle case private costruite su terreno comunale; la settima le case entrate in possesso del Comune nei decenni precedenti; l’ottava, infine, le case private costruite su terreno comunale ma esenti dal pagamento del censo.
Con tutta probabilità le liste rispecchiano la disposizione fisica degli edifici. In esse troviamo menzionate una chiesa dedicata a San Lorenzo, una turris vetera comunis a essa contigua, una turris nova comunis, una piazza, una loggia, una ruga coperta (l’arteria principale dell’abitato), una ruga de tribus meagiis, un jardinum Comunis, alcuni palazzi, tre dei quali situati ai margini della ruga coperta, e inoltre case, magazzini, banchi e botteghe. Il quartiere pare essere alquanto vasto. I genovesi possiedono complessivamente settantaquattro edifici: sette palazzi, due torri, diciannove case, diciassette magazzini, sei botteghe e sei banchi sono di proprietà del Comune; i privati dispongono invece di trentotto case e di una torre, tutte paganti al Comune un censo annuale, oltre a quattro case esenti. Un’altra casa pagante il censo appartiene alla chiesa di San Lorenzo. L’inventario cita inoltre una domus Isabelle de Tyri e un palazzo quod dicitur Grifus, del quale si ignora la funzione (il sospetto è che si tratti della sede del potere pubblico) ma che richiama senza dubbio la patria comune.

A.M.