Il noviziato dei gesuiti e i suoi annessi

Visita guidata 4I Gesuiti acquistano la villa De Franceschi al fine di trasferirvi la sede del noviziato, che si trovava dal 1595 in Val Bisagno, nella contrada di Paverano. Secondo le loro consuetudini, i Gesuiti avevano solo un noviziato per provincia religiosa e, nella loro edificazione, si adattavano alle tradizioni architettoniche locali e alle caratteristiche del sito. Erano invece più esigenti e rigorosi nella ricerca dell’area in cui collocarlo e sceglievano di preferenza zone periferiche, poco edificate, in modo da permettere ai novizi di rimanere indisturbati dalle attività circostanti. Tramite le fonti veniamo a conoscenza della volontà dell’Ordine di fare degli ampliamenti, poiché la villa non era abbastanza grande, e delle preoccupazioni per la salubrità e la correttezza della costruzione. Vengono acquistati i terreni circostanti, tra cui quelli appartenenti agli Squarciafico, e una proprietà dei Suvero, nella quale sorge una lunga manica con tre piani di corridoi che conducono alle camere dei novizi. Il nuovo corpo è collegato alla villa tramite un ampio scalone. Ha la stessa configurazione il braccio verso sud con corpo scala che si raccorda, attraverso un loggiato, ai diversi piani della villa. Nel 1683 l’edificio viene ultimato con la costruzione del refettorio, a una quota più bassa di fronte alla villa. La nuova costruzione presenta le caratteristiche tipiche degli ambienti conventuali, sobri, razionali e austeri. L’architettura è povera, priva di ornamenti e materiali preziosi come i marmi. Negli anni Ottanta del Seicento gli affreschi della villa vengono coperti, nascondendo così la storia e il carattere originari.
Il palazzo cinquecentesco degli Squarciafico viene acquisito nel 1692. I Gesuiti vi si possono dedicare agli esercizi spirituali, seguendo un percorso di ascesi che può essere intrapreso anche dai laici sotto la guida dei religiosi. Con l’acquisto dell’attiguo edificio cinquecentesco, i Gesuiti dimostrano ancora una volta la capacità di adattarsi a palazzi preesistenti, nati per essere abitazioni private, nonostante diano precise indicazioni di carattere funzionale per le opere che costruiscono ex novo.
Uno dei corridoi del complesso secentesco.

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