Il ritorno alla normalità

Il 5 ottobre Iacopo Bracelli torna a scrivere sul suo registro di cancelleria: «Oggi sono ritornato da Rapallo, luogo dove mi ero ritirato per timore della peste».
Il 13 ottobre il luogotenente Giovanni d’Angiò e gli Anziani nominano nuovi ufficiali incaricati della conservazione della salute – Ludovico Grimaldi, Girolamo da Savignone, Ugolino de Turino e Matteo Negrone –, che resteranno in carica soltanto per due mesi, con l’autorità di emettere provvedimenti in nome del governo.



1458, ottobre 13, Genova
Il luogotenente regio Giovanni di Calabria e gli Anziani attribuiscono le competenze spettanti ai nuovi ufficiali di sanità.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum, 560, c. 130v.

Il 17 ottobre viene stabilita una moratoria, valevole fino al 1° dicembre, per i debiti che gravano sui più poveri, purché inferiori alle 50 lire; si nomina una apposita commissione di quattro magistrati per controllare che non cerchino di approfittare del beneficio persone non indigenti e in condizioni di poter assolvere alle proprie obbligazioni. Si cerca in questo modo di incoraggiare il rientro in città di quante più persone possibile, dal momento che il contagio appare finalmente cessato. Il 20 ottobre il governo proclama la fine della chiusura dei tribunali, che riprenderanno la loro attività il 3 novembre, dal momento che la città di Genova è stata restituita, per dono di Dio, alla sua antica salute. La riapertura dei tribunali verrà successivamente posticipata al 16 novembre a causa del mancato ritorno in città dei vicari della curia del podestà e di alcuni dubbi sulla loro nomina.



1458, ottobre 20, Genova
Il luogotenente regio Giovanni di Calabria e gli Anziani stabiliscono che la sospensione delle cause proclamata l’8 aprile passato abbia termine il 3 novembre.

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AS Ge, Archivio Segreto, Diversorum, 560, c. 132r.

La vita riprende a Genova il suo corso regolare. La morte dei capi della fazione Adorno, poco dopo quella di Alfonso d’Aragona, muove Pietro Fregoso a tentare la riconquista del dogato, sotto pretesto del mancato pagamento dei suoi appannaggi da parte del re di Francia. L’impresa, nella quale trova la morte il suo tradizionale rivale, Gian Filippo Fieschi, giunge al suo tragico epilogo il 14 settembre 1459, quando l’ex doge – penetrato all’interno delle mura di Genova nel vano tentativo di chiamare i genovesi alla rivolta – viene ucciso per mano di Giovanni Cossa. Nel mese di dicembre, il ricordo della terribile pestilenza del 1458 e, forse, le avvisaglie di una nuova epidemia inducono i partecipi della riscossione delle gabelle a cautelarsi contro il rischio che i provvedimenti straordinari che di norma accompagnano le emergenze sanitarie possano provocare un decremento delle entrate fiscali. Il 13 dicembre Agostino Carrega, appaltatore della gabella sui panni, stipula una polizza assicurativa per la tutela dei suoi interessi. Il massimale, di 300 fiorini complessivi, è coperto – al tasso del 4 % – da sei assicuratori (Lazzaro de Varixio, Francesco Marruffo, Ambrogio Vignali, Antonio Musso, Battista Garrone, Girolamo Valletari e Benedetto di Bargagli), che si impegnano per cifre dai 25 ai 50 fiorini ciascuno. Se per la peste non c’è cura, si cerca almeno di limitare i danni economici.



peste231459, dicembre 13, Genova
Agostino Carrega, appaltatore della gabella sui panni, si assicura per 300 fiorini contro il rischio dello scoppio di una pestilenza entro il 1° settembre 1460 e della conseguente sospensione dell’attività dei tribunali di Genova.
AS Ge, Notai antichi, 887.II, n. 135
 
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