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Luci e ombre: qualche considerazione d'archivio
I documenti inevitabilmente forniscono alcune informazioni e non altre: restituiscono una rappresentazione sempre incompleta di una realtà che nella sua complessità non può mai essere dominata per intero. L’archivio inoltre è fatto di pieni e vuoti: di documenti presenti e di documenti mancanti. I secondi sono sempre significativi, almeno quanto i pieni, talvolta di più. Due vistose assenze documentarie connotano il quadro generale sulle fonti dell’Archivio di Stato di Genova per la storia della Resistenza e della Liberazione dal nazifascismo; si tratta di due casi di segno opposto: una volontà di oblio contro una volontà di memoria.
Mancano completamente le carte degli organi e degli uffici del Partito nazionale fascista e del Partito fascista repubblicano operanti a Genova, scomparse in circostanze ignote, forse distrutte a ridosso della Liberazione per evitare che fossero usate come prove contro coloro che le avevano fino ad allora redatte e conservate.
Mancano anche le carte del Comitato di Liberazione Nazionale della Liguria, non perché siano andate distrutte, ma perché, al contrario, una determinata volontà di valorizzazione ha fatto sì che fossero conservate presso l’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, per certi versi il loro naturale depositario. Del resto la geografia archivistica segue talvolta logiche imprevedibili, specie quando si tratta di archivi di persone, in questo caso di singoli partigiani, che, come le carte dei comandanti garibaldini Giovanni Battista Canepa (“Marzo”) e Paolo Castagnino (“Saetta”) presso la Società economica di Chiavari, possono essere destinati ai più vari istituti culturali del territorio.