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I genovesi e la Via della Seta
Per diversas mundi partes; in terris transmarinis; quo Deus mihi melius administraverit (“dove Dio mi condurrà”): i contratti commerciali riportano spesso in modo generico la destinazione dei mercanti genovesi. La riservatezza si impone per tutelare percorsi e contatti, tutte le informazioni che costituiscono il bagaglio necessario dell’uomo d’affari di successo, in un’epoca nella quale la mobilità di uomini (e donne, seppure con minor frequenza) è continua. Il mercante genovese si muove con la protezione dei trattati internazionali stipulati, soprattutto in un’ottica commerciale, dal proprio governo, ma non manca di avventurarsi in ogni angolo del mondo conosciuto, ovunque la situazione politica sia abbastanza stabile da garantire il ritorno di uomini, merci, profitti; i più audaci si spingono alla ricerca di nuove terre e nuovi mercati. Nei secoli XIII-XIV il più importante di questi è il regno del Cathay.
Sempre pronti a rischiare anche di persona per sfruttare le opportunità offerte da un mondo ogni giorno più vasto da percorrere, questi uomini non hanno lasciato memorie o altri scritti di prima mano sulle loro esperienze, salvo poche lettere d’affari e libri di conti. Le vicende di molti di loro, affidate ai contratti del ricchissimo fondo notarile genovese, attendono ancora di essere scoperte.
Immagine di pubblico dominio tratta da Atlas catalan (BNF Esp30)
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