Buscarello Ghisolfi
Appartenente ad una famiglia particolarmente attiva nel commercio con l’estremo Oriente, Buscarello Ghisolfi è il personaggio genovese che, insieme con Andalò da Savignone, merita più di chiunque altro di essere accostato a Marco Polo. Figlio di Giovanni e di Aldeta, di cui si ignora il cognome, appare già dedito all’attività mercantile negli anni settanta del Duecento: nel 1274 è compartecipe nella proprietà di una galea; il 9 aprile 1279 si trova a Laiazzo, nella Piccola Armenia, dove – insieme con il fratello Guglielmo e con Ottobono Piccamiglio – riceve procura da parte del fratello Pietrino. La vocazione mercantile è seguita da tutta la numerosa famiglia di Giovanni, che risulta già morto il 14 marzo 1281, quando la vedova Aldeta investe anche a nome dei figli Guglielmo, Buscarello, Ghisolfino, Manuele, Pietrino e Percivalle la somma di 60 lire in una accomendacio stipulata con Guglielmo Ferrario di San Tommaso, in procinto di partire per la Romania. Nell’agosto del 1280 Buscarello è a Genova, dove compare in diverse accomendaciones tanto come investitore quanto come mercante diretto in Armenia, la stessa destinazione del fratello Pietrino, mentre Ghisolfino nello stesso periodo appare in partenza per l’Oltremare.
1280, agosto 26, Genova
Frexonus e Iacopo Malocello ricevono in accomendacione da Buscarello Ghisolfi, anche a nome dei suoi fratelli Guglielmo, Ghisolfino, Manuele, Pietro e Percivalle, la somma di 610 lire, 4 soldi e 4 denari di Genova, per commerciare in Armenia o dove Dio li condurrà, trattenendo per sé il quarto del lucro.
AS GE, Notai antichi, 68 / II, c. 4r. Bibliografia: Ianuenses/Genovesi, pp. 61-62.
La somma di denaro investita da Buscarello Ghisolfi, a nome anche dei suoi fratelli, è il frutto, piuttosto considerevole, di un precedente contratto di accomendacio. Meta del viaggio d’affari è la Piccola Armenia, o Regno Armeno di Cilicia, situato sul Golfo di Alessandretta, nell’attuale Turchia meridionale. Entità autonoma dal 1078 al 1375, governato da sovrani di fede greco-ortodossa e alleato dei Crociati, il piccolo regno ebbe importanti relazioni commerciali con i mercanti europei, soprattutto pisani, genovesi e veneziani, che stabilirono insediamenti stabili nelle principali città, Laiazzo, Corico, Tarso e Mamistra.
Dall’Armenia, e in particolare dal porto di Laiazzo, aveva inizio uno degli itinerari per l’Estremo Oriente, che attraversava la Persia, proseguiva nel deserto del Kirman, sull’altipiano del Pamir e nel deserto dei Gobi, fino alla Grande Muraglia. Toccava grandi città come Tabriz, Meshed, Samarcanda, luoghi che la pax mongolica imposta dai khan aveva reso sicuri per il commercio. Nel 1245 papa Innocenzo IV, preoccupato dalla potenza dei mongoli, che avevano espugnato Cracovia e Breslavia, sconfitto i cristiani a Liegnitz e devastato Spalato e Cattaro, aveva inviato il francescano Giovanni da Pian del Carpine fino a Karakorum, in una missione diplomatica che avrebbe dovuto indurre il khan ad abbracciare il cristianesimo; l’anno successivo aveva inviato un secondo ambasciatore, il domenicano Ascelino. Le missioni non riportarono alcun successo ma riferirono della presenza di cristiani nestoriani nel campo del Khan e della tolleranza religiosa dei mongoli. Pochi anni più tardi, fu il fondatore della dinastia degli il-khan di Persia, Houlegou, a inviare ambasciatori per stabilire con le potenze occidentali un’alleanza contro il sultano d’Egitto.
Tra il 1286 ed il 1287 il khan Argoun, nipote di Houlegou, invia a Costantinopoli e a Roma il vicario del patriarca nestoriano, Rabban Sauma, accompagnato da un franco, un occidentale, con funzione di interprete. L’ambasciatore, che si ferma a lungo a Genova nel corso dell’estate del 1287 e dell’inverno del 1287-1288, si reca alle corti di Filippo il Bello di Francia e di Edoardo d’Inghilterra, quindi fa ritorno in Oriente, recando con sé lettere di papa Nicolò IV. Nel 1289 Argoun affida a Buscarello Ghisolfi l’incarico di una nuova missione in Occidente.
1289
Lettera del khan Argoun al re di Francia Filippo IV
Archives nationales de France immagine tratta da https://en.wikipedia.org/wiki/Buscarello_de_Ghizolfi#/
Il 5 luglio 1289 Buscarello è a Caffa, dove affida a Iacopo Ghisolfi la cura dei suoi interessi. Il 30 settembre 1289, a Rieti, ottiene dal papa una lettera di raccomandazione per il re d’Inghilterra; il 5 gennaio 1290 arriva a Londra con un seguito composto da tre scudieri, un cuoco, otto cavalieri e sei garzoni. Il 17 gennaio riparte per recarsi dal re di Francia Filippo il Bello, al quale consegna una lettera di Argoun, scritta in lingua mongolica, e una relazione – scritta in francese da lui stesso – che riassume lo scopo della missione: è intenzione di Argoun iniziare la campagna di guerra contro l’Egitto alla fine dell’inverno del 1290-1291, insieme con i due re di Georgia e con un esercito di 20.000 cavalieri; si recherà a Damasco per attendere le truppe degli alleati, ai quali potrà fornire 20-30.000 cavalli e tutte le vettovaglie necessarie; in caso di vittoria, lascerà Gerusalemme in mano ai latini; chiede inoltre che gli si rechino girifalchi e gemme di tutti i colori per il tramite del suo inviato Muskeril (Buscarello), al quale ha conferito il titolo di “portatore di faretra”. Il 12 settembre 1290 Edoardo d’Inghilterra risponde al khan di Persia che per organizzare una spedizione in Terrasanta è necessaria l’autorizzazione del papa. Nel frattempo giungono dall’Oriente nuovi ambasciatori, che il papa invia, nel dicembre 1290, in Inghilterra, dove vengono accompagnati da Buscarello. Il 23 giugno 1291 Edoardo rilascia un salvacondotto all’ambasciatore scelto a rappresentarlo presso il khan, il cavaliere Geoffrey de Langley.
Il 23 agosto 1291 Buscarello Ghisolfi è a Genova, dove contrae un’obbligazione con Giovanni de Cerredo e, per quanto la restituzione sia prevista entro il brevissimo termine di dieci giorni, affida a Belmustino Cebà una procura per il recupero del credito; stipula quindi diverse accomendaciones per la Romania. Raggiunto a Genova dall’ambasceria inglese, Buscarello parte per Brindisi insieme con il fratello Percivalle e con il nipote Corrado; si imbarcano per Costantinopoli, dove forse trascorrono l’inverno, quindi raggiungono Trebisonda, dove giungono il 21 marzo 1292. Il 22 luglio partono per Tabriz, dove incontrano il nuovo il-khan Geikhatou, il quale, ben poco interessato ai rapporti con i latini – a differenza del suo predecessore Argoun, morto nel marzo 1291 – ricambia il dono dei girifalchi e delle gemme con quello di un leopardo. Ripartiti in settembre, gli ambasciatori giungono in ottobre a Trebisonda, salpano a bordo di una galea, fanno tappa nella colonia genovese di Pera, quindi sbarcano ad Otranto, da dove raggiungono Roma – per riferire al papa l’esito della missione – e, il 10 gennaio 1293, la città di Genova, dalla quale gli inglesi ripartono il 23 gennaio.
Nel 1295 sale al trono un nuovo il-khan, Ghazan, che, dopo aver sposato la figlia del re d’Armenia, torna a considerare la possibilità di un’alleanza con i cristiani; dopo aver invaso con il suocero la Siria, conquista Damasco, invia un’armata verso Antiochia e chiede l’intervento del re di Cipro, dei Templari e dei cavalieri gerosolimitani. Le notizie delle sue imprese, frammentarie e spesso fantasiose, suscitano a Genova il progetto di una nuova crociata, finanziata da nobildonne (tra le quali una Ghisolfi), la cui organizzazione – affidata a quattro maggiorenti della città, tra i quali spicca il nome di Benedetto Zaccaria – fallisce a causa delle ingerenze di papa Bonifacio VIII. Buscarello viene nuovamente incaricato di una missione diplomatica: nel 1301 porta a Ghazan una lettera di Bonifacio VIII; nell’aprile dell’anno successivo il khan lo invia in Occidente insieme con due notabili mongoli. Dopo l’incontro con il papa, l’ambasceria prosegue il viaggio verso l’Inghilterra, ricevendo dal re Edoardo I, il 12 marzo 1303, una lettera dilatoria, con la quale il termine proposto per l’inizio delle operazioni di guerra viene rinviato a data da destinarsi, a causa delle guerre che turbano le terre dei cristiani. Il 20 giugno 1303 Buscarello è a Genova, dove – di nuovo in procinto di partire – fa testamento e affida alla moglie Grimaldina l’amministrazione dei suoi beni.
1303, giugno 20, Genova
Testamento di Buscarello Ghisolfi.
AS GE, Notai ignoti, busta 8, frammento 93 j. Bibliografia: Ianuenses/Genovesi, p. 63.
In procinto di partire per un nuovo viaggio, Buscarello Ghisolfi detta le sue volontà, lasciando disposizioni sui propri beni, sul luogo scelto per la sepoltura e sulla distribuzione di lasciti pro anima. E’ un documento, come consuetudine, dal contenuto pratico, senza alcun accenno alla propria vita avventurosa o al rapporto con i potenti d’Oriente e d’Occidente. Solo il riferimento a una possibile morte in mare fa presumere, insieme con l’atto di procura che segue il testamento, una imminente partenza. Buscarello sceglie il monastero di Sant’Andrea di Sestri come luogo di sepoltura e stabilisce la cifra, non indifferente, di 15 lire per le esequie; in caso di morte in mare, tale somma dovrà essere impiegata a sgravio della sua anima, insieme con un lascito di 100 lire posto a beneficio di orfani, vedove, infermi ricoverati in ospedali, poveri e religiosi per la celebrazione di messe di suffragio. Come dispensatrice unica, con libertà di decisione, dei lasciti pro anima è indicata la moglie Grimaldina, di cui non viene indicato il casato ma che doveva appartenere a famiglia facoltosa, a giudicare dal patrimonio di cui, come consueto, viene indicato l’obbligo di restituzione: 700 lire di dote e beni extradotali per complessive 400 lire, 300 delle quali conferite ai figli per una accomendacio, oltre alle 100 lire donatele da Buscarello al momento del matrimonio. Il legame di stima e fiducia tra marito e moglie emerge in ogni disposizione del testamento: Grimaldina riceve come legato la proprietà di tutte le sue vesti, anelli e gioielli, il letto matrimoniale con corredo, l’usufrutto della proprietà sita in Gaiano; potrà stabilire l’ammontare della dote da assegnare alle figlie Argentina e Manfredina, e decidere se debbano sposarsi o entrare in convento; è nominata tutrice e curatrice di Raffetto, Argoun, Edoardo e Vivaldino, figli ed eredi di Buscarello, senza alcun obbligo di rendicontazione; se rimarrà a vivere con i figli in abito vedovile sarà amministratrice di tutti i beni del marito e potrà restare nella camera padronale che ha diviso con lui, tanto in città quanto in villa; potrà disporre a suo talento dei servigi delle schiave Camosa e Maria. La figura di Grimaldina, che Buscarello nomina, con successivo documento, procuratrice e amministratrice dei suoi beni, emerge come simbolo delle donne genovesi alle quali si ispirerà Boccaccio per il personaggio di Ginevra, moglie di Bernabò Lomellino, che ne vanta le virtù non solo domestiche: “costumatissima, savia e discreta molto. Appresso questo la commendò meglio sapere leggere e scrivere e fare una ragione che se un mercatante fosse” (Decameron, 2, IX).
1305
Lettera del khan mongolo Oljeitou al re di Francia Filippo IV, tradotta da Buscarello Ghisolfi.
Archives nationales de France immagine tratta da https://en.wikipedia.org/wiki/Buscarello_de_Ghizolfi#/
Nel 1305 Buscarello traduce le lettere trasmesse dal khan Oljeitou al papa e ai sovrani di Francia e Inghilterra per una nuova proposta di alleanza. Non si conosce la data della sua morte. Nel 1317, in un atto stipulato dal figlio al quale ha dato il nome dell’il-khan di Persia Argoun – un altro ha ricevuto quello del re d’Inghilterra –, Buscarello risulta essere già morto.
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